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Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV, la prova su strada

06-Lug-2015  
  • Prova Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV
  • Prova Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV posteriore
  • Prova Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV dettaglio sezione anteriore
  • Prova Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV frontale
  • Prova Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV dettaglio sezione posteriore
  • Prova Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV logo
  • Prova Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV posto di guida
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  • Prova Ssangyong Tivoli 1.6 128 CV anteriore
Speciale Alfa Romeo Quadrifoglio

L’abbiamo già vista e guidata a Tivoli in occasione della presentazione nazionale, adesso è arrivato il momento di provarla in modo più approfondito. Sì, la Ssangyong Tivoli è quella crossover compatta che si vede in pubblicità con il logo oscurato e che incuriosisce i passanti per il design originale. Compatta e allo stesso tempo spaziosa, non brilla in ripresa in questa versione 1.6 a benzina con trazione anteriore.


Il carattere non manca

Da un marchio che ha puntato quasi esclusivamente sulla sostanza, con risultati a volte discutibili dal punto di vista estetico, non ci saremmo mai aspettati un’auto come la Tivoli, che, nella sua originalità, non è di quelle auto progettate con la “matita pesante” per attirare l’attenzione quando passano, ma è un insieme di linee equilibrate che funzionano. Non è mai facile parlare di design, tantomeno esprimere un giudizio estetico, ma che la crossover coreana sia stata pensata per il mercato europeo è palese.
Bella sorpresa anche una volta a bordo della Ssangyong Tivoli, dove troviamo un livello di qualità che ha ben poco da invidiare alle concorrenti. Per precisare, non stiamo parlando di un’auto low cost, ma nell’allestimento top di gamma “Be”, la Tivoli è davvero curata e gli interni in pelle dell’esemplare provato ne aumentano la qualità percepita. Oltre alla pelle apprezziamo il volante massiccio, anche questo rivestito in pelle e con fondo piatto, il tetto apribile, e un display da 7” con telecamera posteriore che si rivela decisiva per le manovre, visto che la visibilità posteriore, complici i grandi montanti, non è delle migliori. Volete strafare? Scegliete il pacchetto Hot Pack con rivestimenti in pelle rossa e altri dettagli in colore rosso che contrastano con altre componenti di colore nero.
Le plastiche della plancia sono prevalentemente rigide, a parte la sezione davanti al passeggero, ma sono ben assemblate e non hanno un aspetto cheap.
Davvero soddisfacente l’abitabilità della Tivoli, in grado di assicurare comfort sulle lunghe distanze anche ai passeggeri posteriori, che hanno a disposizione tanto spazio per le gambe e sopra la testa.


Meglio con il manuale

Quando ci siamo messi alla guida della Ssangyong Tivoli per la prima volta abbiamo provato la versione equipaggiata con il cambio automatico, non particolarmente fluido e soprattutto poco adatto alle caratteristiche del motore 1.6 a benzina da 128 CV a trazione anteriore, piuttosto pigro ai bassi regimi. Decisamente meglio, invece, in abbinamento al cambio manuale. Il motore resta pigro a causa della coppia massima non abbondante ed espressa ad un regime elevato (160 Nm a 4.600 giri), ma la risposta alla pressione del gas è più solerte e salendo di giri le prestazioni arrivano. Per ottenerle, però, i consumi salgono in modo determinante e anche la silenziosità di marcia, apprezzabile alle andature normali, viene un po’ a mancare. Insomma, a meno che non vi mettiate a spingere la lancetta del contagiri verso l’alto, i 128 CV della Tivoli sono educati, quasi timidi. In termini di efficienza e piacere di guida, il millesei aspirato non compete con i più moderni motori sovralimentati, ma per l’uso prevalentemente urbano è più che adeguato. In realtà la Tivoli, con questo motore, non si fa pregare nemmeno in autostrada a velocità costante, dove l’unico problema può essere rappresentato dai consumi: basti sapere che per riprendere con una certa rapidità è meglio scalare uno o due rapporti. Le percorrenze dichiarate con un litro di verde, a proposito, si attestano intorno ai 15 km/l, ottenibili con una notevole attenzione allo stile di guida, e scendono a circa 12 km/l nell’uso misto. Con l’arrivo del motore diesel la musica dovrebbe cambiare sia in termini di prestazioni sia in termini di consumo; ma anche la versione GPL, per chi non ha fretta, potrebbe essere una soluzione interessante per abbassare la spesa dal distributore.
Due parole sulla guidabilità: il comportamento dinamico è apprezzabile, merito anche dei cerchi da 18” che però non aiutano nell’assorbimento delle buche quando la strada è rovinata, e lo sterzo è settabile in tre modalità (Comfort, Normal e Sport), cosicché nelle manovre da fermo lo sforzo è molto basso mentre in velocità si può avere un carico maggiore. Il livello di demoltiplicazione, però, resta sempre lo stesso.


Non è low cost ma non è cara

Per entrare a far parte del mondo Tivoli bastano 15.950 euro. Ovviamente a quel prezzo non si può pretendere un equipaggiamento ricco, anche se non manca la dotazione di base (climatizzatore manuale, chiusura centralizzata, quattro vetri elettrici) e c’è anche qualche cosa in più, come il cruise control e il sistema di controllo pressione pneumatici.
Tra la Tivoli nell’allestimento entry level “Start” e la Tivoli “Go”, la via di mezzo, ballano 1.850 euro, per un totale di 17.800, mentre la top di gamma Tivoli “Be” raggiunge i 19.550 euro, ma in questo caso parliamo di una vettura molto ben accessoriata e ampiamente personalizzabile con tinte specifiche (anche bicolore), cerchi in lega da 18” neri con taglio diamantato e una serie di pacchetti da segmento premium che ne aumentano senz’altro l’appeal  e allo stesso tempo il prezzo.
Cambio automatico e trazione integrale sono disponibili al prezzo di 1.800 euro ciascuno.


Le concorrenti

È l’epoca d’oro dei SUV compatti e le concorrenti della Ssangyong Tivoli sono davvero tante: dalle best seller Jeep Renegade e 500X per continuare con le francesi Renault Captur e Peugeot 2008, ma anche le giapponesi Suzuki Vitara e Nissan Juke, e le tedesche Ford Ecosport e Opel Mokka. Ce n’è per tutti i gusti, dallo stile retrò a quello più moderno, sia per chi preferisce il mainstreem sia per chi antepone, nella scelta, l’esclusività.