A Torino 'Automotoretrò 2019' nel segno di Abarth

04-Feb-2019  
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DS 4

Lo scorso fine settimana si è chiuso a Torino il Salone Internazionale dell’Auto d’Epoca. Protagonista FCA Heritage con un’ampia selezione di vetture Abarth, restaurate per celebrare i 70 anni del marchio dello Scorpione. Alla 37^ edizione di ‘Automotoretrò’ sono stati esposti anche esemplari storici di Alfa Romeo e Lancia.

I PEZZI PREGIATI IN MOSTRA A TORINO

Dal 31 gennaio al 3 febbraio 2019 si è potuto viaggiare nella storia dell’automobile presso il Lingotto Fiere di Torino. FCA Heritage, il dipartimento del Gruppo dedicato alla tutela e alla promozione del patrimonio storico dei marchi Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth, ha accolto nel proprio stand una Alfa Romeo 750 Competizione del 1955, una Lancia Rally 037 del 1982 e una Fiat Nuova 500 elaborazione Abarth ‘Record’ del 1958. I visitatori hanno potuto ammirare anche la Abarth 1000 Monoposto Record Classe G con cui Carlo Abarth conquistò il 100° record del marchio che porta il suo nome. Infine, a completare l'esposizione torinese, un esemplare di Pininfarina Spidereuropa.

I 70 ANNI DELLO SCORPIONE

Accanto a questi capolavori dell’automobile erano schierate le recentissime Abarth 595 e Abarth 124 GT ‘70esimo Anniversario’. Entrambe parte della gamma che va a celebrare i 70 anni di Abarth nel 2019. Lo Scorpione è ancora oggi conosciuto e ammirato in tutta Europa, come dimostrano le quasi 23.500 unità vendute nel Vecchio continente nel 2018. La crescita lo scorso anno è stata del 36,5% rispetto al 2017.

ALLE ORIGINI DEL MITO

La rassegna per auto d’epoca si è svolta insieme alla 10^ edizione di ‘Automotoracing’. È stata dunque la giusta occasione per incominciare i festeggiamenti per i 70 anni di Abarth. FCA Heritage ha raccontato a Torino il legame profondo tra il marchio dello Scorpione e gli altri brand italiani di FCA. Tutto ebbe inizio nel 1949, quando Carlo Abarth fondò la scuderia sportiva che porta il suo nome e nel logo il suo segno zodiacale. La mission dell’azienda era la produzione di automobili dall'anima racing e, in seguito, anche quella di produrre componenti meccaniche per l'elaborazione di modelli di altri costruttori.

LA PRIMA FIAT 500 ABARTH

Fiat e Alfa Romeo sono i marchi principali che furono esaltati dal lavoro di Abarth. A volte furono realizzati prototipi in esemplare unico. Poi venne il periodo Lancia, con la quale lo Scorpione dominò i rally. Nel 1957 Abarth decise di mettere il turbo alla piccola Fiat 500. Il motore arrivò a erogare 26 Cv per una velocità massima di 118 km. A Torino è stata esposta proprio la prima 500 marchiata Abarth.

IL 100° RECORD DI MONZA

A 57 anni Carlo Abarth decise di tentare l'impresa del record di accelerazione sul quarto di miglio. L’auto era una Classe G, la pista era quella di Monza. Abarth si mise a dieta per riuscire nell’impresa. Nell'ottobre del 1965 la Abarth 1000 Monoposto Record Classe G siglò il record di accelerazione sul quarto di miglio e sui 500 metri, battendo le temute BMW e Porsche.

L’EPOPEA NEI RALLY CON LANCIA

Dopo l'abbandono della Formula 1 da parte di Alfa Romeo, Carlo Abarth decise di impegnarsi per rivitalizzare il marchio del Biscione. Nacque la 750 Competizione, anche se il progetto venne abbandonato in fretta perché l'Alfa decise di non tornare a competere nelle corse. Più fruttuosa fu invece la collaborazione tra Abarth e Lancia, con la gloriosa Lancia Rally. Carrozzeria disegnata da Pininfarina e la meccanica sviluppata da Abarth, la Lancia 037 in versione stradale sviluppava 205 Cv capaci di spingere la vettura sino oltre i 220 km/h. Lo scatto da 0 a 100 km/h avveniva in meno di 7 secondi.

I SUCCESSI OLTREOCEANO

Presente a Torino anche la celebre 124 Sport Spider, una delle più longeve vetture costruite da Fiat. Sinuosa e compatta rimase in produzione esclusiva per gli Stati Uniti a partire dal 1975. Pininfarina decise nel 1982 di riproporre nel Vecchio continente la vettura, denominandola ‘Spidereuropa’. Il motore era un 4 cilindri 2 litri che sviluppava 105 Cv. Grazie al peso contenuto la spider biposto superava agevolmente i 180 km/h.

Autore: Francesco Bagini