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Seat Leon Cupra St Cup: la gara vista da dietro il volante

29-Giu-2017  
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Speciale Alfa Romeo Quadrifoglio

Quando ti invitano a partecipare ad una gara di auto, è difficile non diventare euforici come ragazzini. Lo scenario è lo storico circuito di Vallelunga in occasione della terza tappa del Campionato Italiano Turismo TCS, un campionato che prevede auto da corsa molto vicine a quelle di serie. L’auto in questione, invece, è la nuova Seat Leon Cupra St Cup, una station wagon da 300 CV che ha vinto il campionato TCS l’anno scorso e quest’anno ha spopolato portando ben più di 12 auto (da sola) all’interno del campionato, che - per inciso - è aperto a tutti i costruttori. Ma vediamo l’auto più nel dettaglio.


L’AUTO

Sarà anche bizzarra, ma la Seat Leon Cupra ST Cup è un’auto da corsa molto veloce. Esteticamente cambia poco rispetto alla versione di serie - non ci sono alettoni, splitter e “bombature” strane -, ma in realtà le sue prestazioni sono stellari.
Il motore è lo stesso 2.0 turbo quattro cilindri della versione stradale, capace di 300 CV e quasi 400 Nm di coppia, messi a terra da un differenziale autobloccante meccanico a controllo elettronico. Anche il cambio è lo stesso DSG a 6 marce di serie, sebbene con una mappatura specifica, mentre l’impianto frenante è quello della Seat Leon Cup. Infine ci sono le modifiche d’obbligo che valgono per tutte le auto da corsa: il roll-bar, il sedile da corsa con le cinture a cinque punti, il volante da gara in Alcantara, la strumentazione digitale, e l’estintore. Naturalmente l’auto è stata svuotata di ogni peso in eccesso, dotata di gomme slick e di ammortizzatori e molle sportivi.
Il classico esempio dell’apparenza che inganna.


IL CIRCUITO

È la prima volta per me al Circuito di Vallelunga. La pista è piuttosto varia: ha un curvone “da pelo” molto veloce che con la ST si affronta a curva 190-200 km/h, mentre la seconda parte è caratterizzata da un misto lento di curve ampie a raggio costante e tornantini. La curva più bella è quella dei “Cimmini”: una doppia curva sulla destra con una forte pendenza che si immette su un lungo rettilineo che termina poi con la staccata della curva “Campagnano”.

Come su ogni auto da corsa, bisogna scaldare bene le gomme per eliminare quell’“effetto uova” e riuscire a sentire la macchina. Rispetto alla Cupra stradale, la Seat ST Cup appare molto più leggera, precisa e veloce. È come se vi togliessero uno zaino pieno di libri dalle spalle.

Ha tanto in comune con la vettura di serie, ma la velocità di cui capace è davvero incredibile. Dallo scarico escono botti ad ogni cambiata e la frenata è così potente che dovrete ricalibrare il vostro cervello. L’impianto frenante, come già detto, è lo stesso della Cup, ma sulla ST ci sono ancora “gli aiuti” come il servofreno e l’ABS. Questo aiuta a prendere confidenza più velocemente con l’auto, dopodiché è tutto divertimento. L’auto da corsa, poi, gode di una costanza che le vetture stradali si sognano. Anche dopo 30 giri, traiettorie e frenate non cambiano di un metro. Certo, con il caldo si affaticano di più, ma la resistenza, in generale, è triplicata.

 

LA GARA

Per chi non corre assiduamente come me, il momento della gara è un’emozione indescrivibile. L’ansia prima della partenza, la concentrazione, la preparazione. E ancora: studiare la telemetria (essenziale per migliorarsi), parlare con i piloti, e cercare di capire come tirare fuori il meglio dalla macchina. È davvero stupendo.

Casco, cinture strette, e si parte. Dopo un settimo posto in qualifica, effettuo la partenza lanciata: semaforo verde e tutti giù col pedale dal gas. L’unica cosa che vedo sono Seat schizzare da tutte le parti cercando di infilarsi in ogni antro. Provo a fare lo stesso. Entriamo in mille al curvone veloce, dove riesco ad avere la meglio e passo in sesta posizione. Da qui in avanti, la fuga. Il gruppetto di testa scappa con un altro passo, mentre a me tocca difendere la posizione, e che fatica!

Il sole pesta fortissimo e la macchina da corsa è una scatola di tonno incandescente. Contando poi che ho su la tuta, il sottotuta ignifugo (obbligatorio) e il casco, potete immaginare quanto possa essere faticoso. La gara dura 38 minuti + 1 giro, con sosta obbligatoria di 45 secondi ai box. A circa metà rientro per riposarmi e per abbassare le pressioni delle gomme, ma quando esco dai box mi sorpassa la vettura dietro di me. Ma io rivoglio la mia posizione: comincio a “tirare” la staccata il più a lungo possibile, cercando di innervosire l’avversario. Alla curva più stretta del “tornantino” riesco a trovare uno spazio e mi infilo all’interno. Ma quanta fatica.
Riesco a prendere un po’ di distacco, ma il caldo e la stanchezza mi hanno tolto quasi tutte le energie.

Sfinito, riesco a vedere a la bandiera a scacchi e taglio il traguardo in quinta posizione. Considerando che non ho mi visto mai auto e pista, sono molto soddisfatto. Ma più di tutto sono divertito. È davvero emozionante correre su un circuito storico come Vallelunga, contro avversari d’esperienza e con auto così prestazionali. Un’esperienza magica per chiunque, ancor di più se sogni le corse fin da ragazzino.

Purtroppo, però, diventa una droga.

Autore: Francesco Neri