Renault Twingo GT, la prova su strada della versione sportiva

11-Ott-2017  
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DS 4

La citycar francese con motore e trazione posteriori è passata nelle mani del reparto Renault Sport: la Twingo GT ha un aspetto aggressivo, e il suo 3 cilindri da 0.9 litri è stato portato a 110 CV di potenza. L’abbiamo provata nella versione col cambio manuale, ma allo stesso prezzo è disponibile anche con l’automatico a doppia frizione EDC.
 

COME SI PRESENTA

La Renault Twingo GT è un piccola citycar lunga 3,6 metri dall’aspetto minaccioso. La sua “gemella”, con la quale condivide sia il telaio sia la meccanica, è la Smart Forfour Brabus da 110 CV. Il logo Renault Sport sulle fiancate e sul portellone posteriore, le strisce adesive arancioni, la presa d’aria sopra il passaruota posteriore sinistro, lo spoiler, le minigonne, l’estrattore, il doppio terminale di scarico e i cerchi in lega da 17 pollici neri e cromati non lasciano dubbi: si tratta di una creatura del reparto Renault Sport, dove nascono hatchback tanto veloci quanto divertenti come la Clio R.S. e la Mégane R.S.

Anche l’abitacolo ha ricevuto un bel “trattamento” che va dalla pedaliera in alluminio alle cuciture a contrasto di colore arancio su molti rivestimenti in ecopelle che ricoprono, ad esempio, il cruscotto e il poggia-braccio del pannello portiere. Le plastiche della pancia, "ça sans dire”, restano rigide come sulle altre versioni della citycar francese, ma l’aria che si respira è più raffinata, non solo più sportiva. 

Ad esempio il volante, tagliato nella parte inferiore, ha un bel rivestimento morbido dove affondare le dita, e il pomello del cambio in alluminio specifico per la GT fa un’altro effetto rispetto a quello in plastica. Altri dettagli, invece, non convincono. È il caso dei vetri posteriori a compasso e del portaoggetti davanti al cambio: capiente, versatile (può anche essere rimosso) ma con un’aria un po’ “giocattolosa” e traballante. Ma il “difetto” che più mi pesa è l’assenza del contagiri. Un vezzo, d’accordo. Su una citycar “normale” se ne può fare tranquillamente a meno, ma sulla Twingo GT ci sarebbe stato bene.
 

COME VA

Come su tutte le Renault Twingo, il motore e la trazione sono dietro. Non male come premessa: la Porsche 911, oltre alla Smart Forfour, è l’unica auto attualmente in vendita con il motore a sbalzo e la trazione posteriore. Ma partiamo dalla guida cittadina, dove assaporo il grande vantaggio di questa configurazione: la maneggevolezza. Non c’è altra auto a 4 posti in vendita - resta quindi esclusa la Smart Fortwo - capace di fare un’inversione a “U” in spazi così ridotti. È facilissimo entrare e uscire dai parcheggi, fare manovra in spazi angusti, e “districarsi” dal traffico.

La posizione di guida è alta, e questo è un’altra nota positiva quando ci si trova nel traffico. La potenza di 110 CV, inoltre, ti permette di scattare a ogni verde del semaforo con un brio notevole e, quando si rallenta, non serve mettere mano al cambio per riprendere velocità. Il 900cc turbo ha una bella grinta anche ai bassi regimi e diventa divertente ai medi regimi. In quanto alle prestazioni, la Twingo GT raggiunge i 182 km/h e accelera da 0 a 100 in 10,3 secondi. Il consumo dichiarato è di 5,2 l/100 km, ovvero 19,2 km/l; nel mondo reale si riescono a percorrere tra i 14 e i 18 km/l, a condizione che non ci si lasci invitare a sfruttare il brillante 3 cilindri. L’autonomia garantita dal serbatoio di 35 litri non è molto alta.

Quando ci si lascia il traffico alle spalle e arrivano le curve, la Twingo sa regalare qualche soddisfazione, ma se si alza il ritmo mostra qualche limite. Non è tanto la tenuta di strada a lasciarmi insoddisfatto, quanto l’anteriore leggero e lo sterzo poco preciso. Il peso è sbilanciato sull’asse posteriore, e l’inserimento in curva è più vago rispetto a una piccola con motore e trazione davanti. Il meglio si sé, quindi, lo dà nel misto stretto alle medie andature, dove ci si può godere la spinta del 3 cilindri, più vivace di quello delle sue concorrenti, e la sua agilità, enfatizzata dall’assetto più rigido. Il piacere di guida non manca, finché si resta nei limiti. Ma la Twingo è pur sempre una piccola citycar, e così va guidata. Quando si forza la mano l’ESP entra rapidissimo senza lasciare alcun margine (ai più smaliziati) per far scivolare di qualche grado il posteriore della vettura.

In tema comfort, l’assetto è più rigido del solito ma non tanto da far saltare le otturazioni. In autostrada, invece, è un po’ rumorosa. Se l’uso fosse prevalentemente urbano non avrei dubbi, la sceglierei col rapido cambio automatico EDC.
 

QUANTO COSTA

La Renault Twingo GT costa 15.800 euro, sia col cambio manuale sia con l’automatico. La dotazione di serie è ricca, e comprende il climatizzatore automatico, il cruise control, la telecamera posteriore, il sistema multimediale R-Link Evolution con schermo da 7 pollici, il navigatoe GPS, la radio DAB, la telecamera posteriore, e i cerchi in lega da 17 pollici.
 

A CHI SI RIVOLGE

A chi cerca un’auto cittadina e vuole togliersi uno sfizio. La Renault Twingo GT, da questo punto di vista, è perfetta, ed è anche più adatta se si affrontano spostamenti più lunghi. L’indole non è estrema, per questo non posso che consigliare la versione con cambio automatico a doppia frizione EDC. A maggior ragione per il fatto che non incide minimamente sul prezzo.
 

POSSIBILI ALTERNATIVE

La Smart Forfour Brabus varia nell’estetica ma condivide tutto il resto, pregi e difetti inclusi. Meno aggressiva nell’aspetto e meno potente la Volkswagen Up! 1.0 TSI da 90 CV, che offre prestazioni solo di poco inferiori e un buon feeling tra le curve. Un’alternativa simile solo per dimensioni è la Abarth 595, decisamente più potente e anche più costosa; offre un piacere di guida superiore, ma è anche più scomoda per gli eventuali passeggeri posteriori e meno maneggevole in città. 


PUNTI DI FORZA

  • È agilissima e maneggevole in città, al pari delle altre versioni della Twingo

  • Il motore è scattante e sfruttabile anche ai bassi regimi

PUNTI DI DEBOLEZZA

  • L’inserimento in curva alle alte velocità è un po’ vago

  • Il serbatoio di 35 litri non assicura lunghe percorrenze

Autore: Michele Neri