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Mini Clubman Cooper D, la prova su strada della Mini station wagon

21-Ott-2018  
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Speciale Alfa Romeo Quadrifoglio

La Mini Clubman Cooper D è una familiare esclusiva che mette in primo piano lo stile. Non è spaziosa come molte station wagon del segmento C, rispetto alle quali è più compatta nelle dimensioni, ma sa comunque soddisfare le esigenze di una giovane famiglia. Brillante e poco assetato il 2.0 turbodiesel da 150 CV, abbinato al cambio automatico a 8 marce.

COME SI PRESENTA

Nonostante la prima generazione di Mini Clubman fosse la più originale (e la più snob) mai costruita, quella nuova non può certo essere accusata di essere banale: la station wagon tedesca dallo stile tutto inglese ha un aspetto davvero cool, specie in questa tinta British Racing Green abbinata a cerchi in lega da 18 pollici di colore nero. La prima, del genere o la ami o la odi, mi è rimasta nel cuore, ma anche questa la trovo quella più suggestiva dell’intera gamma Mini.

E se la porta laterale destra apribile controvento del primo modello - tanto affascinante quanto poco pratica - è stata abbandonata, la Clubman di seconda generazione mantiene l’apertura a doppio battente per il bagagliaio, che forse non è la più adatta quando ci si trova imbottigliati tra due auto, ma è anche poco affaticante da aprire e chiudere. 

Basta infatti premere il bottone (sulla maniglia o sul telecomando) e le due ante, una per una, si spalancano automaticamente, grazie a due pistoncini idraulici. Un meccanismo che consente di aprire il bagagliaio a distanza senza il bisogno di un sistema di azionamento elettrico; per la chiusura, invece, bisogna ancora usare braccia e mani.

Lo spazio destinato ai bagagli è di 360 litri, che sono equiparabili a quelli di una berlina compatta del segmento C. Abbattendo i sedili, poi, si ottengono 1.250 litri, che non sfigurano nemmeno per una spedizione all’Ikea. L’abitacolo è comodo finché ci si sposta in quattro, mentre in 5 ci si ritrova con le spalle compresse. D’altra parte la Mini ha dimensioni compatte (è lunga 4,25 metri) e si acquista soprattutto per il gusto di possedere un oggetto unico. O, come si direbbe oggi, di design.

Nell’abitacolo, la qualità percepita va di pari passo con l’originalità. Come su tutte le Mini, al centro della plancia troviamo il grande elemento circolare dedicato al sistema multimediale con schermo touch da 8,8 pollici (optional) dalla grafica sopraffina, che si può comandare anche dalla manopola sul tunnel.

I materiali di qualità e l’abbondante e colorata illuminazione soffusa di cortesia, rinforzata dal pacchetto luci interne opzionale, ne fanno un’auto dal grande impatto estetico. Di grande effetto, a proposito di luci, la proiezione del marchio Mini sull’asfalto ogni volta che si apre o si chiude la vettura. Tirando le somme, la Mini Clubman è un’auto dalla forte personalità. E alla voce funzionalità, comunque, non ne esce affatto male.

COME VA

Mettersi al volante di una Mini di prima generazione era un’esperienza unica: granitica, affilata, quasi nevrotica; senza dubbio eccitante, ma anche scomoda. Insomma, un’auto per pochi. La seconda generazione di Clubman, invece, è molto silenziosa, non troppo rigida, e anche discretamente spaziosa. Si viaggia comodi, con la tipica impostazione di Mini: posizione di guida abbastanza bassa, gambe distese, volante verticale e il piccolo parabrezza poco inclinato che ti dà quel piacevole sapore rétro, accentuato dalle bombature ai lati del cofano motore.

Della 3 porte conserva lo sterzo preciso e, in parte, quella tendenza ad affrontare le curve con piglio sportivo, coinvolgendoti nella guida anche nel tragitto casa-lavoro. Manca, semmai, quella sensazione di avere tra le mani una lama di rasoio (il celebre go-kart feeling), presente soprattutto sulla prima generazione, che però non va per nulla d’accordo con un uso familiare dell’auto. La Mini Clubman, invece, combina molto bene un buon livello di comfort al piacere di guida, e sa assorbire con una buona dose di dolcezza le irregolarità dell’asfalto.

Il 2.0 turbodiesel da 150 CV, poi, risponde a qualunque regime e a ogni pressione del gas, senza tracce di turbolag. Non alza mai la voce, neppure agli alti regimi. Il cambio automatico a 8 rapporti è un optional - al quale non rinuncerei - offerto a 1.900 euro. È rilassante e al tempo stesso rapido nei passaggi di marcia, sia nella modalità automatica sia in quella sequenziale.

Nota positiva anche sul fronte dei consumi, con percorrenze tra i 16 e i 18 km/l, con punte di oltre 20 km/l nell’uso extraurbano. Da questo punto di vista è utile l’impostazione di guida Eco, che fa veleggiare la vettura al rilascio dell’acceleratore. Bene anche in autostrada, dove a 130 km/h il motore lavora a poco meno di 2.000 giri.

QUANTO COSTA

Il prezzo di listino della Mini Clubman Cooper D non è alto in termini assoluti, sono gli optional che lo fanno lievitare, e di molto. Soprattutto se si amano le personalizzazioni. Anche perché la dotazione di serie è povera, come tradizione delle tedesche di categoria premium

Mancano, ad esempio, il climatizzatore automatico, i sensori di parcheggio, la radio DAB e il navigatore GPS. Si parte da 28.350 euro, e se non si esagera, con circa 33 mila euro ci si mette in garage una Clubman Cooper D automatica con tutto il necessario. Se la si vuole sfiziosa, però, la cifra sale.

Quella in prova con i sedili in pelle Lounge Satellite Grey (2.150 euro), l’impianto HI-FI Harman Kardon (800 euro), l’Head-Up Display (600 euro), il sistema multimediale Connected Navigation Plus (2.900 euro), il pacchetto HYPE Line (4.000 euro) e tanto altro ancora, supera i 44 mila euro, e mancano ancora alcuni accessori, come la telecamera posteriore e la regolazione elettrica dei sedili. Il pacchetto HYPE Line è il più ricco dei quattro disponibili e prevede diversi accessori rivolti al comfort e allo stile.

Quello Business da 2.100 euro, ad esempio, comprende il clima automatico bizona, il cruise control con funzione freno, il navigatore GPS, il bracciolo anteriore, i sensori di parcheggio posteriori e i fari fendinebbia.

A CHI SI RIVOLGE

A quelli che nell’auto vedono ancora un oggetto di passione, di espressione della propria personalità, di status. E, perché no, di divertimento, seppure un po’ filtrato dal maggior comfort di questa versione station wagon. Dove lo spazio per la famiglia, tra l’altro, non manca.

POSSIBILI ALTERNATIVE

Chi prende in considerazione una Mini Clubman, difficilmente valuterà l’acquisto di tradizionali station wagon compatte. All’interno della gamma Mini, la Countryman potrebbe rappresentare un’alternativa (un po’ meno originale) con dimensioni e prezzi simili: è più lunga di 5 centimetri, più alta di 12 e ha un bagagliaio di 450 litri. Si tratta del modello che ha introdotto Mini nel segmento delle crossover ed è quella più apprezzata sul mercato.

PUNTI DI FORZA

  • Il suo stile ineguagliabile ne fa la station wagon compatta più affascinante sul mercato
  • Combina molto bene il comfort con il piacere di guida
  • Il motore è brillante, silenzioso e anche parco; molto bene anche il cambio automatico

PUNTI DI DEBOLEZZA

  • La dotazione di serie è povera: per renderla ricca e sfiziosa è necessario spendere molto
  • Lo spazio non è male ma le station wagon compatte, da questo punto di vista, sono più generose
Autore: Michele Neri