Alfa Romeo 4C Coupé vs 4C Spider: la prova delle supercar del Biscione

04-Mag-2018  

Giornata primaverile, strade da sogno e due sportive super leggere da mettere alla prova. In realtà il modello è uno soltanto: l’Alfa Romeo 4C, emblema della sportiva italiana. Sia in versione Coupé, guidata da Francesco (F.), più leggera e focalizzata sulle performance, sia Spider, provata da Michele (M.), che permette di vivere un’esperienza di guida col vento tra i capelli.

OGGETTO DEL DESIDERIO 

M. Solo a guardarla ti emoziona: l’Alfa Romeo 4C è un’opera d’arte a quattro ruote. Ti ammalia con il suo design senza tempo, che richiama le leggendarie TZ e 33 Stradale, ma senza forzature. Insomma, qui c’è tutto il DNA del Biscione reinterpretato in chiave moderna, con molte raffinatezze volte al contenimento del peso.

Il peso, appunto, è il fulcro del progetto 4C: basti pensare che il suo telaio, costituito da una monoscocca in fibra di  carbonio, pesa appena 73 kg, mentre la carrozzeria è realizzata in un composito leggero (SMC) e resistente quanto l’acciaio. La 4C Coupé pesa 895 kg a secco, mentre la 4C Spider fa segnare sulla bilancia 940 kg. D’accordo, sono 45 kg in più, ma si fa perdonare con una silhouette magnetica, specie quando si ha il tempo di togliere la piccola capote in tela e riporla nel piccolo bagagliaio. Un piccolo sacrificio che val la pena fare, meteo permettendo.

F. La 4C è una vera e propria supercar in miniatura, che non ha nulla da invidiare ad una Ferrari come presenza scenica. È esotica, bassa, schiacciata. Le proporzioni sono simili a quelle di una Lotus Elise - auto con cui condivide molte caratteristiche -, ma la 4C è più elegante e ha un aspetto più curato. Bianca, con il tetto in fibra di carbonio (optional) e con lo scarico Akrapovich (optional consigliatissimo), l’Alfa 4C Coupé è sexy e magnetica.

INTERNI: ALL’INSEGNA DELL’ESSENZIALE

M. Su un’Alfa Romeo 4C non ti aspetti certo interni raffinati. Quando si parla di performance, la leggerezza è tutto. La parola chiave, dunque, è essenzialità. A cominciare dai sedili: sottili, senza supporto lombare, neppure molto avvolgenti. Ma senza dubbio leggeri.

La piccola plancia, rivolta verso il guidatore, non concede molto al superfluo. Non c’è alcuno schermo per il sistema multimediale, ma delle levette per le funzioni base, tra cui l’aria condizionata (unica concessione al comfort) e un’autoradio (volendo della Alpine, optional) che sa tanto di aftermarket. Roba anni Novanta, insomma. Ma poco importa: quando sei alla guida della 4C, l’ultimo dei desideri è quello di avere un buon impianto audio.

F. In effetti, c’è un netto contrasto tra le levette della Fiat Punto (quelle che azionano le frecce) e la monoscocca in fibra di carbonio a vista. Interni con alti e bassi, ma senza dubbio speciali.

Si sta seduti quasi sul pavimento, con le gambe distese. La pedaliera è magnifica: i due pedali sono di alluminio e incernierati al pavimento, quasi verticali, e centrati così bene che volendo si può frenare col piede sinistro, come sui go-kart.

Il volante cicciotto a due razze è strano da impugnare, e se siete alti è sempre più lontano di quanto vorreste. Non è una di quelle posizioni di guida perfette, ma la sensazione di essere sdraiati nel centro perfetto della macchina è deliziosa.

SENSAZIONI DI GUIDA NEL SUO HABITAT NATURALE

M. Solo a lasciarla parcheggiata da ammirare vale il prezzo del biglietto. Ma l’Alfa Romeo 4C è un’auto tutta da guidare. Non in città, dove si rivela perfetta per attirare l’attenzione ma non si può certo godere delle sue doti stradali, né nei rettilinei: per andare forte sul dritto va bene un’auto qualunque, purché dotata di una discreta dose di cavalli vapore. No, con la 4C servono le strade giuste dove potere assaporare quelle caratteristiche che ne fanno un’auto rara: assenza di servosterzo, peso inferiore a quello di una Panda, sospensioni anteriori a quadrilatero e freni instancabili (100 km/h-0 in 36 metri).

Prima di tutto tolgo la capote: svito i due perni, la sgancio ai due lati, la piego su se stessa e la metto nel piccolo bagagliaio da 110 dm3. Poi metto in moto e seguito dalla 4C Coupé di Francesco acceleriamo in direzione Mottarone, la “montagna dei due laghi” con tornanti a gomito e paesaggi da cartolina. Il piccolo motore 1750 turbo della mia 4C Spider non ha un gran suono senza lo scarico Akrapovic, montato invece come optional sulla 4C Coupé. Anzi, quasi non si sente. Il suo carattere, però, è irruento. Non appena entra in gioco il turbo, di cui si sentono i vigorosi soffi dietro le orecchie, ti incolla al sedile fino a quando il contagiri digitale si tinge di giallo, consigliandoti di passare al rapporto successivo.

La 4C non è un’auto intuitiva. Richiede un po’ di assuefazione prima che possiate chiedere il massimo da lei, soprattutto a causa dello sterzo che tende a seguire tutte le irregolarità della strada e non vi lascia un attimo di riposo. È un’auto molto fisica, di quelle vecchia maniera. Se si accelera prima del dovuto, tende al sottosterzo, come tutte le auto a motore centrale.

Una volta presa confidenza si riescono a tenere andature pazzesche, ma soprattutto ti regala un’esperienza di guida diversa da quella di tutte le altre sportive in commercio.

F. Il motore 1750 cc ha più carattere di quanto si possa immaginare. Non ha un gran range di utilizzo (spinge sopra i 2.000 ma muore già a 5.000), ma ha tanta coppia e anche in quinta marcia spingo con forza il peso piuma della 4C. Lo scarico Akrapovic regala una colonna sonora più convincente, anche se forzata; ma è davvero goduriosa: sbuffi, sibili, wastage, urli rauchi e tanti decibel.

Tra le curve impegna mente e corpo, ma soprattutto richiede di essere capita e ascoltata. Se siete sporchi e irruenti non otterrete molto da lei: il modo migliore per farla sentire a suo agio è guidare con pochi gradi sterzo e con movimenti fluidi e decisi.

Ma la parte che preferisco è la frenata, modulabile e potente come quella di un’auto da corsa. Il pedale del freno è duro, com’è giusto che sia, e vi permette di dare pestoni violenti senza far entrare in azione l’ABS. Sembra un dettaglio piccolo, ma è uno di quei tasselli che rende il puzzle 4C un’esperienza davvero unica, nel bene e nel male.

Già, perché non è un’auto per tutti: lo sterzo granitico in manovra, il frastuono, il pedale del freno duro e il suo assetto spaccaossa sono una libidine per gli amanti del genere, ma un incubo per chi cerca un’auto fighetta con cui andare a prendere l’aperitivo. Se siete tra questi, lasciate stare: la 4C vuole essere guidata, e pure come dice lei. Astenersi perditempo.

4C COUPÉ E 4C SPIDER: 10K DI DIFFERENZA

Il prezzo dell’Alfa Romeo 4C è di 65.550 euro, mentre la 4C Spider costa 75.550 euro, 10 mila euro in più. Questi sono i prezzi di listino, che possono lievitare personalizzando la vettura. Gli optional sono numerosi e spesso costosi. Qualche esempio? Gli interni in pelle (1.500 euro), il rivestimento della plancia in pelle con impunture a vista (1.700 euro), le pinze dei freni nei colori rosso, giallo o nero (350 euro), e una smisurata quantità di componenti in carbonio tra cui i fari anteriori di serie solo per la Coupé e offerti a 1.600 euro sulla Spider.

Autori: Michele Neri e Francesco Neri