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Dacia Duster 1.5 dCi 110CV 4x4, la prova della SUV economia a trazione integrale

28-Ago-2018  
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Speciale Alfa Romeo Quadrifoglio

Con l’arrivo del nuovo modello, la Dacia Duster si conferma la SUV compatta economica per eccellenza. E non solo per il prezzo: nonostante sia tutt’ora la meno costosa del suo segmento, ha abbandonato molti dei suoi difetti mantenendo la sua forte personalità. Le capacità in fuoristrada della versione 4x4 sono più spiccate di quanto si possa pensare.

COME SI PRESENTA

La seconda generazione di Dacia Duster, con i suoi parafanghi bombati, non ha abbandonato lo stile muscoloso e allo stesso tempo essenziale della prima serie. Stile che, fin dall’inizio, è stato motivo del suo successo, insieme al notevole value for money. Più moderna e muscolosa di prima, non ha ceduto a un look aggressivo e ricco di cromature tanto di moda tra le concorrenti.

La Duster, d’altra parte, è un modello con una nutrita schiera di fan, e non ha dunque alcun bisogno di “omologarsi” allo stile degli altri.

Gli interni hanno beneficiato non poco dal nuovo progetto. Restano sempre economici, sia nei materiali sia nelle finiture, ma nel complesso sono più appaganti alla vista e soprattutto più funzionali. Certo, al tatto la plancia è dura e nella sezione davanti al passeggero si flette premendo con le dita, in quanto la nicchia che ospita l’airbag è coperta da una plastica sottile; inoltre l’attacco della cintura è causa di qualche scricchiolio, ma i comandi sono finalmente tutti al posto giusto.

A partire dal sistema multimediale, che ora prevede uno schermo posizionato più in alto, così come i comandi del climatizzatore (ora anche automatico), nettamente più belli e comodi da usare. Peccato che l’infotainment non supporti né Andorid Auto né Apple CarPlay. Bene, invece, per l’arrivo del sistema keyless: finalmente non è più necessario inserire la chiave per accendere il motore. E poi c’è anche la telecamera con visuale a 360° (posteriore, frontale e laterale), optional offerto a 250 euro, molto utile nelle manovre. 

Il livello di spazio è sempre generoso, sia per i passeggeri sia per il bagagli, sebbene la 4x4 perda 11 litri (passa da 478 litri a 467) rispetto alla 2WD. Il tutto con dimensioni contenute in 4,3 metri di lunghezza e 1,8 metri di larghezza. L’altezza di 1,68 metri regala una posizione di guida dominante.

COME VA

Con il nuovo servosterzo elettrico, più preciso e soprattutto più leggero, la Duster sembra davvero un’alta auto rispetto al modello precedente. Maneggevole e facile da guidare, paga lo scotto, in questa versione 4x4, di avere i primi quattro rapporti del cambio corti: può capitare di fare una piccola rotonda in terza marcia e già in uscita il motore “chiama” la quarta. Un vantaggio in off-road, vista l’assenza delle marce ridotte, che però rende la guida poco fluida, soprattutto alle basse velocità. La Duster 2WD, per intenderci, è equipaggiata con un cambio differente con marce più lunghe.

La quinta e la sesta marcia, invece, sono di “riposo”: l’ultimo rapporto non sarà particolarmente lungo, ma consente di viaggiare in autostrada a velocità da codice col motore che gira a circa 2.700 giri. Il rumore non è eccessivo, ma comunque neppure poco, nonostante l’insonorizzazione migliorata. I consumi, in ogni caso, sono molto bassi per una SUV 4x4: in statale è facile percorrere ben oltre 20 km/l, e anche nell’uso misto non si scende sotto i 16 km/l. 

Passando al motore, l’1.5 dCi da 110 CV è quello giusto per la Duster: brillante quanto basta e, come appena detto, poco assetato. L’alternativa a benzina è l’1.6 4 cilindri naturalmente aspirato: carente di coppia, quindi pigro in ripresa. 

La versione 4x4 prevede l’hill descent control, il dispositivo che mantiene la velocità nelle discese ripide, e una manopola con tre impostazioni di guida: “2WD” per muoversi sempre e comunque con la sola trazione anteriore e contenere i consumi; “Auto” per avere la trazione 4x4 on demand, ovvero quando viene a mancare il grip sulle ruote anteriori; ”Lock” per ottenere una ripartizione della trazione fissa tra i due assi 50:50 fino alla velocità di 30 km/h, utile in caso di percorsi impegnativi. 

La modalità “Lock” resta attiva tra i 30 km/h e i 60 km/h: all’aumentare della velocità, la coppia trasferita alle ruote posteriori diminuisce progressivamente. Buona anche l’altezza da terra di 21 centimetri, con angoli d’attacco e di uscita di rispettivamente 31° e 34°. Dallo schermo del sistema multimediale, tra l’altro, si possono monitorare gli angoli di rollio e beccheggio durante la marcia in fuoristrada.

QUANTO COSTA

I prezzi della Dacia Duster sono incredibilmente bassi: come il vecchio modello, si parte da appena 11.900 euro nella versione d’ingresso con motore 1.6 a benzina e dotazione ridotta all’osso. La turbodiesel 1.5 dCi 110 CV 4x4 costa 16.850 euro nell’allestimento Essential e raggiunge i 19.550 euro in quello più ricco Prestige. Nel mezzo c’è quello Comfort da 18.550 euro. 

POSSIBILI ALTERNATIVE

Le SUV compatte del segmento C a trazione integrale sono molte, ma nessuna può competere con la Duster in termini di prezzo. Tra le più compatte, con dimensioni vicine a quelle della romena, troviamo la Nissan Qashqai 1.6 dCi 130 4WD con prezzi a partire da 26.920 euro, e la Mitsubishi ASX 1.6 DI-D 4WD da 116 CV, che parte da 27.950 euro. Scendendo di segmento, dunque anche di dimensioni, la Ssangyong Tivoli 1.6 XDi 4WD da 115 CV si porta a casa con 25.000 euro.

A CHI SI RIVOLGE

A chi desidera una SUV compatta con la trazione 4x4 al costo di un'utilitaria diesel. Rispetto alle concorrenti si rinuncia a qualcosa in termini di finiture interne e mancano alcuni dispositivi elettronici, come ad esempio la frenata automatica d’emergenza, ma in quanto alla personalità, la Duster ne ha da vendere. E in fatto di prezzo vince a mani basse su tutte le altre SUV.

PUNTI DI FORZA

  • Costa poco e offre molto: il rapporto qualità/prezzo è ancora migliore col nuovo modello
  • Lo stile: mai come in questo caso low cost non vuol dire scarso appeal
  • Fuori dall’asfalto se la cava molto bene per essere una SUV compatta

PUNTI DI DEBOLEZZA

  • Gli interni, per quanto migliorati, hanno un’aspetto economico 
  • Le prime marce corte richiedono un uso frequente del cambio
  • La frenata automatica d’emergenza non è prevista nemmeno a pagamento
Autore: Michele Neri