Un possibile passo verso la transizione ecologica arriva direttamente dall’autostrada A35 Brebemi, che ha avviato un progetto basato sull’utilizzo di asfalto riciclato a chilometro zero. Si tratta di un investimento che ha l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale delle attività infrastrutturali senza compromettere qualità e sicurezza.
Riciclare l’asfalto? Ora si può, e funziona
Tradizionalmente, l’asfalto usurato viene completamente rimosso e sostituito con nuovo materiale. Ma oggi, grazie a una collaborazione tra A35 Brebemi, Mapei e l’Università di Parma, questa logica viene rivoluzionata. Il progetto ha portato allo sviluppo di una nuova tecnologia brevettata nel 2024, che consente di rigenerare il vecchio asfalto direttamente sul posto, riducendo drasticamente il consumo di materie prime e le emissioni di CO?.
Il cuore del sistema è MAP, un additivo innovativo – il cui nome è l’acronimo di Mapei, Aleatica (la società che controlla Brebemi) e Parma – che permette di riutilizzare fino al 35% del materiale fresato nelle nuove pavimentazioni. Il risultato? Un asfalto rigenerato che garantisce le stesse prestazioni di quello tradizionale.
Test superati, impatto ridotto
Dal 2021, la miscela è stata sottoposta a una lunga fase di test in laboratorio e su strada per verificarne resistenza, sicurezza e durabilità. Oggi la tecnologia è pienamente operativa: l’asfalto attualmente in posa già contiene il 25% di materiale riciclato, e si prevede di raggiungere il 35% nei prossimi anni.
Secondo uno studio dell’Università di Parma, questo sistema permette una riduzione delle emissioni legate al cambiamento climatico (GWP) fino al 20%, rispetto all’asfalto convenzionale. Un traguardo importante, che testimonia come la sostenibilità possa diventare una prassi concreta nel settore delle infrastrutture.
Una best practice replicabile in tutta Italia
“Riciclare l’asfalto si può, e si può fare senza rinunciare alla qualità”, ha dichiarato Matteo Milanesi, direttore generale di A35 Brebemi. “Grazie alla collaborazione con Mapei e l’Università di Parma, oggi disponiamo di una soluzione efficace e collaudata, pronta a essere condivisa con tutto il settore. È una best practice che può essere replicata ovunque”.
La “green highway” italiana
Il progetto non si ferma qui. Le prossime attività di manutenzione, previste tra il 2025 e il 2026, seguiranno la nuova strategia, con monitoraggio continuo delle prestazioni e ottimizzazione dei cicli di posa.
L’AFVS - Associazione Familiari e Vittime della Strada Ets accoglie con favore tale innovazione, in quanto strade più sostenibili possono assicurare elevati standard di sicurezza per tutti gli utenti della strada. La sostenibilità non può prescindere dalla sicurezza: un binomio che deve diventare il punto di riferimento per tutte le infrastrutture viarie del futuro.